Cara Rosa,
mi chiamo Ivan, ho 43 anni e di mestiere vendo case, il che, ultimamente, è l’unica forma di relazione stabile che intrattengo: io, il cliente e quattro pareti.
Alle spalle ho due relazioni serie, finite più per logoramento di aspettative che per veri drammi. Non cerco colpevoli.
Nel frattempo, mi tengo occupato tra lavoro e qualche post sarcastico che pubblico su Instagram e Threads, spesso prendendo in giro quella che io chiamo “l’emancipazione da story time”: ragazze (e donne) che si dicono libere, indipendenti, consapevoli… ma che poi non sanno scrivere due righe in italiano senza metterci “vibrazioni” e un selfie in mutande. Le femministe dell’ultima ora! Il tutto condito da hashtag tipo #bodypositive #freewoman #wildsoul sempre con lo stesso filtro Valencia.
Sia chiaro: non è moralismo, non sono un conservatore. Anzi.
Ma mi interrogo. Mi chiedo: questa è davvero libertà? O è solo un’altra forma di dipendenza?
Mi sembra che ci sia tanta esposizione, tanto narcisismo, ma pochissima sostanza: dialogo scarso, profondità zero, intelligenza emotiva sotto la soglia di cortesia.
E poi il paradosso: rivendicano di voler essere viste oltre il corpo… mentre lo mettono al centro di tutto.
Ora: forse sono io ad aver perso il contatto con il presente. Forse sto invecchiando male.
Ma esistono ancora donne mature, centrate, ironiche, che non cercano conferme sui social, ma una conversazione vera, uno sguardo che non sia quello dello specchio frontale del cellulare?
E, già che ci siamo: donne che sappiano anche ascoltare.
E usare il congiuntivo.
Con onestà un po’ scettica,
Ivan, 43 anni, Latina
❦ Caro Ivan,
che dire: finalmente una lettera scritta con grammatica accettabile.
Ti ringrazio per avermi risparmiato “xké” e “6 bellissima”.
Ora però siediti, che la risposta non sarà comoda come un open space da ristrutturare.
Tu dici di non essere moralista.
Eppure la tua lettera è un aperitivo analcolico di moralismo con spicchi d’arancia polemica: le donne in mutande, le “femministe dell’ultima ora”, i post con le vibrazioni e i cuoricini a pioggia.
La verità, Ivan, è che tu sei stanco.
Non delle donne. Dei like che non arrivano più. Delle conversazioni da DPCM sentimentale: brevi, confuse e piene di clausole in piccolo.
Tu non vuoi donne emancipate, vuoi donne come te: disilluse, funzionanti, centrate. E possibilmente ancora disponibili a farsi incantare da uno che si definisce “immobiliarista” ma scrive come un ex blogger nostalgico del 2009.
Facciamo chiarezza.
Le donne che mostrano il culo sui social esistono. Quelle che sanno ascoltare, anche. Quelle intelligenti, brillanti, autonome ma capaci di tenerezza… pure.
Il problema, Ivan, è che tu le scarti a prescindere perché non corrispondono al tuo algoritmo ideale:
Quello che cerchi non è una donna. È una feature da configurare in showroom.
E infine, un piccolo consiglio.
Se vedi così tante chiappe, forse non stai cercando nel posto giusto.
Instagram e Threads non sono una libreria di filosofia. E nemmeno la fiera delle donne “centrate”.
Se vuoi incontrare persone che non hanno bisogno di postare ogni vibrazione dell’anima… magari smetti anche tu di pubblicare storie sulla fine del pensiero femminista, e inizia una conversazione che non sembri una recensione a una ristrutturazione malfatta.
In fondo, caro Ivan, quello che ti manca non è una donna. È una sorpresa che ti smentisca.
Con moderata compassione e un bel filtro pop,
Rosa Rosæ