Una vita a cui basti trovarsi faccia a faccia con la morte per esserne sfregiata e spezzata forse non è che un fragile vetro.
Yukio Mishima
Era diventato una trappola per topi, quel bus. Ammaliati da un film e un libro, persone di ogni continente si sono dirette verso quel desolato angolo d’Alaska alla ricerca di qualcosa. Un simbolo di fuga condiviso, di massa, globale. Così come di massa e globale rischiava di diventare l’avventura «unica» che quel libro e quel film sembrava loro promettere.
Ma le esperienze raccontate possono essere rivissute ed esperite forse solo attraverso il media che le veicola: rileggendo il libro o rivedendo il film, perché un luogo non sarà mai lo stesso per persone diverse e il viaggio è diverso per ognuno. Nella vita reale abbiamo il dovere di realizzare la nostra di avventura, di cercare il nostro «luogo selvaggio», la nostra via di fuga.
Smetteranno di schiattare o di farsi soccorrere lungo la via, ora? Chissà, in Alaska probabilmente ci sono altri rifugi sperduti nel nulla e un post su Instagram potrebbe scatenare un’altra corsa all’avventura di massa, unica e irripetibile. O forse sarà un altro libro, un altro film.
“Magic Bus” gets a ride from @AKNationalGuard #Bus featured in movie #intothewild is taken out of the Alaskan #wilderness pic.twitter.com/4UpEsAW4Ok
— SCOTT GROSS (@11ScottGross) June 19, 2020